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Zaanse Schans

Olanda
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 Intorno al 1920 i quasi mille mulini a vento che avevano fatto della zona dello Zaan la prima zona industriale del mondo, si erano ridotti a una cinquantina.

Per preservarli alle generazioni future, il 17 marzo 1925 venne fondata l’associazione de Zaansche Molen, che ora possiede una decina di mulini, li conserva in ottimo stato e li fa funzionare regolarmente.

E’ possibile anche visitare il Museo dei Mulini dello Zaan collocato vicino al parcheggio. I mulini sono tutti in fila lungo il canale, ma al momento della nostra visita ne funzionavano solo due.

Uno di questi lo abbiamo visitato, si tratta del mulino frantoio De Zoeker dell’anno 1676, 3,50 € per l’ingresso. All’interno colossali macine verticali di cinque tonnellate girano vorticosamente, sono fissate ad una struttura che viene messa in moto dagli ingranaggi del mulino.

Le macine girano sopra una pietra piatta. Dato che la pietra piatta si consumava rapidamente, in seguito venne sostituita da una lastra di ghisa. Ad intervalli regolari il mugnaio versava i semi o le noci da macinare sulla pietra piatta. Le macine in genere erano dipinte di bianco e di blu ai lati come misura di sicurezza, in modo che anche di notte nel mulino poco illuminato si riuscisse a vedere subito che le pietre erano in movimento.

I semi o le noci in polvere venivano poi riscaldati su un forno a legna. I semi caldi venivano poi infilati in due sacchi di lana, destinati ad essere battuti con molta energia. A questo scopo venivano prima avvolti in una specie di fodero di crini di cavallo e cuoio. Il tutto veniva posto in una struttura di legno, dopodiché cominciava la spremitura. Uno speciale palo picchiava con grande forza su un cuneo che colpo su colpo comprimeva lateralmente il sacco, spingendo contro le pareti il sacco; in questo modo si faceva uscire l’olio di semi.

All’interno del mulino c’era un rumore assordante per il martellamento continuo, spesso si registravano problemi di udito agli operai.

Dopo che l’olio era stato spremuto, nel sacco rimaneva una specie di “focaccia” dura. Per non perdere neanche una goccia d’olio, questa sostanza veniva tirata fuori dai sacchi, ridotta in farina a martellate, riscaldata un’altra volta al forno e rimessa nei sacchi per essere nuovamente sottoposta a spremitura. Ciò che rimaneva di quest’ultima spremitura veniva venduto come mangime per il bestiame.

Per evitare incendi ed infortuni con le pale e gli ingranaggi del mulino, durante la visita è vietato fumare ed oltrepassare le recinzioni.

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