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 Da Passo Falzarego a Rif. Lagazuoi e le gallerie della Grande Guerra  area sosta n°3944 lat:46.519165 lon:12.036388

 Dal Passo Falzarego è possibile salire al Rifugio Lagazuoi mediante 2 diversi percorsi.

Il primo consiste nel percorrere il sentiero 402  Sentiero Italia fino all'incrocio con il sentiero 401 da seguire verso sinistra fino al Rifugio. Il secondo itinerario, invece,  si svolge all'interno della montagna stessa mediante gallerie scavate durante la prima guerra mondiale. Noi seguiremo l'itinerario esterno, con brevi visite nelle gallerie.

Escursione facile: tempo 4 h andata e ritorno. Dislivello 670 m. Consigliata per tutti.

Materiale necessario per visitare le gallerie. Portare una lampada frontale per illuminare il percorso, un caschetto per via di alcuni tratti molto bassi e il normale abbigliamento da trekking.

Le prime gallerie e trincee furono scavate nell'ottobre del 1915 da un plotone di alpini.  In seguito, con la disfatta di Caporetto nell'ottobre del 1917 gli italiani dovettero retrocedere alla linea del Grappa e del Piave. Gli alpini italiani combatterono contro gli austriaci che erano appostati al Passo di Valparola, poco sotto il Passo Falzarego. Le gallerie furono scavate in soli 6 mesi con l'aiuto di martelli pneumatici. La roccia veniva espulsa dalle gallerie di notte o durante delle nevicate tramite alcune aperture delle gallerie che avevano diverse funzioni, da quelle di aerazione a feritoie o cannoniere. Entrambi gli eserciti capirono l'inutilità di spararsi dalle postazioni e iniziarono a scavare gallerie per posizionare mine. Su questa montagna esplosero 5 mine: 4 austriache contro la Cengia Martini e 1 italiana per conquistare il Lagazuoi. Ancora oggi è possibile vedere i crateri.

Iniziamo la salita, oltre la mugheta, sulla sinistra s'innalzano le rocce della Cengia Martini (che terremo costantemente alla nostra sinistra), del Lagazuoi Piccolo m. 2750 e della Punta Berrino m. 2556, mentre di fronte e sulla destra possiamo ammirare le Torri del Falzarego m. 2499.  Come di consueto,  ai piedi di queste rocce di Dolomia, si distinguono accumuli di massi, depositi detritici di falda di frane da crollo. Proseguendo e guadagnando ulteriormente quota, la pendenza si accentua gradualmente e la strada sterrata scompare, una deviazione ci fa passare sopra a quella che d'inverno è una pista da sci. Sulla pista i segni dell'antropizzazione sono molto evidenti e la vegetazione, esclusivamente erbacea, è quella dovuta all'inerbimento artificiale che si differenzia notevolmente dalle fitoassociazioni naturali preesistenti. Le piste da sci sono una ferita nell'ambiente naturale, tagliano la vegetazione spontanea con una monotona monocoltura.

Questo insieme al tratto finale sono i tratti più ripidi dell'itinerario. Passato un ponticello fatto con tronchi di legno per consentire il passaggio delle acque meteoriche in un profondo canale laterale, si prosegue il sentiero seguendo i sassi con scritte e indicazioni in vernice rossa. Da qui il sentiero dopo essersi allontanato da Cengia Martini curva a tornante e si dirige decisamente verso Rif. Lagazuoi che si intravvede sopra la Cengia. Il sentiero qui è ricavato tra gli accumuli detritici, la cui superficie è irregolarmente colonizzata da specie erbacee d'alta quota. Poco oltre, il sentiero  raggiunge la Forcella Travenanzes a 2503 metri di quota. Qui il panorama è stupendo ed è l'occasione di scattare qualche altra foto. Volgendo lo sguardo in alto al rifugio Lagazuoi in cima al Lagazuoi Piccolo m. 2750 e proseguendo in senso orario, si vedono il Lagazuoi Grande m. 2835, la Torre Fanes m. 2922, le Tre Dita m. 2755, la Tofana di Mezzo m. 3244, la mole della Tofana di Rozes m. 3225 e la vicina Punta Falzarego m. 2563. Alla Forcella Travenanzes e ai piedi del Lagazuoi Grande, affiorano le rocce dello strato del Raibl, riconoscibili per il colore rossastro, mentre le rocce sovrastanti sono quelle rosate della Dolomia Principale.

Ora non rimane che l'ultima salita a zig-zag per il Rif. Lagazuoi. Qui il sentiero è ripido, ma le frequenti soste nelle gallerie ci danno l'occasione per una breve sosta. Le gallerie sono basse e occorre chinarsi per attraversarle, se si ha lo zaino in spalla il passaggio diventa ancora più difficoltoso. Con la torcia accesa sulla testa ci inoltriamo in questi umidi e angusti passaggi, qui il freddo la fatica e anche la fame (non sempre a causa delle condizioni atmosferiche arrivava il rancio agli eserciti) hanno fatto da padroni in questi luoghi. Atroci sofferenze sono stati patiti per anni dai soldati di entrambi gli eserciti.

Finita la visita alle gallerie non rimane che arrivare a Rif. Lagazuoi. Da qui si può tornare in tre modi: per la stessa strada dell'andata, utilizzando la via che passa nelle gallerie oppure scendere con la funivia. 

La fauna è avvistabile solo in assenza di turisti: i camosci sono presenti nel tratto sotto la forcella, sulle pendici orientali del Col dei Bos  e nell'alta Val Travenanzes, la marmotta  tra le pietraie danno l'allarme "fischiando", il gracchio alpino dal piumaggio completamente nero, con becco giallo e zampe rossastre, il corvo imperiale il più grande corvide della montagna dolomitica, completamente nero con piumaggio dai riflessi metallici.